Una metropolitana chiamata "tram"
<p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-family: Times New Roman;">Perché il caso-Firenze della tramvia ha avuto un rilievo così forte sui media nazionali? </sp...
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Format: | Article |
Language: | English |
Published: |
Università di Napoli Federico II
2012-08-01
|
Series: | TRIA : Territorio della Ricerca su Insediamenti e Ambiente |
Online Access: | http://www.tria.unina.it/index.php/tria/article/view/1121 |
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doaj-26876f6e7ba749128ab55a31d60495612020-11-24T21:54:47ZengUniversità di Napoli Federico IITRIA : Territorio della Ricerca su Insediamenti e Ambiente1974-68492281-45742012-08-0101475210.6092/2281-4574/1121630Una metropolitana chiamata "tram"Mariella Zoppi0Università degli Studi di Firenze<p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-family: Times New Roman;">Perché il caso-Firenze della tramvia ha avuto un rilievo così forte sui media nazionali? </span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-family: Times New Roman;">Perché la tramvia (se vogliamo continuare a chiamare così una metropolitana di superficie) è parte di un sovvertimento dei valori storici, estetici ed economici della città di cui il sistema di trasporto è solo un frammento. La grande operazione di trasformazione, come viene chiamata dall’Amministrazione comunale, passa per il cambiamento di destinazione e la nuova edificazione di molte aree urbane: dall’area Fiat e da quella dell’ex-officine ferroviarie di Porta a Prato (ormai in fase conclusiva), dall’avvio dell’edificazione privata a Castello (vicenda nota negli anni Ottanta come “Fondiaria”) a quelle di aree di minori dimensioni che interessano ex-cinema o teatri (è di questi giorni il destino dell’attuale Teatro comunale) che si mutano in abitazioni pregiate o di fabbriche dismesse che si trasformano, con il loro carico volumetrico pressoché intatto (a pareggiare i conti ci pensa la “perequazione”), in parcheggi in struttura (semi-vuoti perché mal collocati), residenze, uffici, alberghi e quant’altro possa essere “utile” ad una città invecchiata che ha perso, centomila abitanti fra il 1971 ed il 2001, passando da una popolazione di 457.803 a una di 356.118. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-family: Times New Roman;">Come nel resto del Paese, anche a Firenze, non esiste più un dibattito pubblico che riporti gli umori della città all’interno delle vicende politiche e amministrative, e dunque tutto avviene fra l’indifferenza delle cronache locali che sembrano più interessate alle dichiarazioni di questo o quel personaggio che alla effettiva trasmissione delle informazioni. Le notizie circolano sulla rete, veicolate dai comitati (ormai c’è un comitato di cittadini per ogni strada o problema, che vive separatamente dagli amministratori) e diventano patrimonio di quanti abbiano una sia pur minima alfabetizzazione informatica. </span></span></p>http://www.tria.unina.it/index.php/tria/article/view/1121 |
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<p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-family: Times New Roman;">Perché il caso-Firenze della tramvia ha avuto un rilievo così forte sui media nazionali? </span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-family: Times New Roman;">Perché la tramvia (se vogliamo continuare a chiamare così una metropolitana di superficie) è parte di un sovvertimento dei valori storici, estetici ed economici della città di cui il sistema di trasporto è solo un frammento. La grande operazione di trasformazione, come viene chiamata dall’Amministrazione comunale, passa per il cambiamento di destinazione e la nuova edificazione di molte aree urbane: dall’area Fiat e da quella dell’ex-officine ferroviarie di Porta a Prato (ormai in fase conclusiva), dall’avvio dell’edificazione privata a Castello (vicenda nota negli anni Ottanta come “Fondiaria”) a quelle di aree di minori dimensioni che interessano ex-cinema o teatri (è di questi giorni il destino dell’attuale Teatro comunale) che si mutano in abitazioni pregiate o di fabbriche dismesse che si trasformano, con il loro carico volumetrico pressoché intatto (a pareggiare i conti ci pensa la “perequazione”), in parcheggi in struttura (semi-vuoti perché mal collocati), residenze, uffici, alberghi e quant’altro possa essere “utile” ad una città invecchiata che ha perso, centomila abitanti fra il 1971 ed il 2001, passando da una popolazione di 457.803 a una di 356.118. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-family: Times New Roman;">Come nel resto del Paese, anche a Firenze, non esiste più un dibattito pubblico che riporti gli umori della città all’interno delle vicende politiche e amministrative, e dunque tutto avviene fra l’indifferenza delle cronache locali che sembrano più interessate alle dichiarazioni di questo o quel personaggio che alla effettiva trasmissione delle informazioni. Le notizie circolano sulla rete, veicolate dai comitati (ormai c’è un comitato di cittadini per ogni strada o problema, che vive separatamente dagli amministratori) e diventano patrimonio di quanti abbiano una sia pur minima alfabetizzazione informatica. </span></span></p> |
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