Television and deindividuation of the viewers

Acuto osservatore di una società sempre più tecnologizzata, Marshall McLuhan definiva la televisione come un medium freddo, in grado di impegnare completamente lo spettatore, coinvolgendone tutti i sensi. Se questo appare oggi un giudizio apparentemente sbilanciato (per molte famiglie la tv rimane s...

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Main Author: Carolina Pernigo
Format: Article
Language:English
Published: Università degli Studi di Cagliari 2018-11-01
Series:Between
Subjects:
Online Access:http://ojs.unica.it/index.php/between/article/view/3345
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description Acuto osservatore di una società sempre più tecnologizzata, Marshall McLuhan definiva la televisione come un medium freddo, in grado di impegnare completamente lo spettatore, coinvolgendone tutti i sensi. Se questo appare oggi un giudizio apparentemente sbilanciato (per molte famiglie la tv rimane sfondo consolatorio e rassicurante della vita di tutti i giorni), non si può negare che vi siano alcuni aspetti di grande attualità: la televisione cala il mito del cinematografo nella realtà quotidiana; offre al fruitore un’illusione di controllo tramite il dominio esercitato sul telecomando; propone sempre più occasioni di interazione e di partecipazione attiva attraverso lo sdoganamento di prodotti per propria natura incompleti, come serial, reality o talent show. Lo schermo televisivo offre il miraggio di un mondo a portata di mano e diventa il veicolo (nell’ottica di McLuhan il medium) più adatto alla massificazione degli ideali, rivelandosi di questo fenomeno ad un tempo causa e dimostrazione evidente. L’intervento si propone di esaminare alcuni scritti in cui questo aspetto emerge in modo sintomatico, mostrando un crescendo di invasività del mezzo nell’esistenza del pubblico: si partirà da un racconto di Mario Fortunato (“La televisione”, 1988) per arrivare a due romanzi più recenti, coevi e per molti versi affini, che saranno oggetto di un’indagine più approfondita, Fiona (2005) di Mauro Covacich e Acide Sulfurique (2005) di Amélie Nothomb. L’analisi tematica e comparata di questi testi permetterà di rilevare come, da semplice mediatore di relazioni sentimentali complesse e strumento per una comoda fuga dal reale, il televisore divenga promotore di un pensiero di massa che, oltre a disindividualizzare il soggetto, lo fa precipitare nell’abiezione senza che egli ne sia consapevole. Lo schermo televisivo cambia così forma: da finestra luminescente, varco ingannevole, ma sempre accessibile, su un esterno fittizio, si muta in specchio oscuro e inquietante della realtà contemporanea.
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