Imagologia del personaggio, ovvero: possibili incontri tra teoria narratologica e studi imagologici

Il saggio della comparatista e germanista tedesca Ruth Florack, “Ethnic Stereotypes as Elements of Character Formation” (2010) rappresenta un interessante punto di partenza per riflettere nuovamente, e diversamente, su una delle questioni narratologiche (oltre che retoriche) più longeve e affascinan...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: Nora Moll
Format: Article
Language:deu
Published: Università degli Studi di Milano 2018-12-01
Series:Enthymema
Subjects:
Online Access:https://riviste.unimi.it/index.php/enthymema/article/view/10705
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publisher Università degli Studi di Milano
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issn 2037-2426
publishDate 2018-12-01
description Il saggio della comparatista e germanista tedesca Ruth Florack, “Ethnic Stereotypes as Elements of Character Formation” (2010) rappresenta un interessante punto di partenza per riflettere nuovamente, e diversamente, su una delle questioni narratologiche (oltre che retoriche) più longeve e affascinanti, qual è il Personaggio. A differenza degli approcci narratologici più classici, in questo caso ci si focalizza su una questione già centrale per aree di studio quali l’imagologia, gli studi culturali e gli studi postcoloniali. Si tratta della caratterizzazione del Personaggio attraverso degli stereotipi etnici, nazionali e culturali, oltre che tramite delle strutture imagotipiche di più lunga durata, nelle quali le categorie dell’origine e dell’appartenenza etnico-culturale vengono configurate e col tempo modificate. Se fino all’inizio del XX secolo i ‘caratteri nazionali’ erano stati considerati alla pari di categorie neutrali della descrizione, nel corso della seconda metà del XX tale nozione essenzialistica è stata definitivamente messa in discussione. Ciò non significa, tuttavia, che all’interno di testi narrativi contemporanei non si perpetuino elementi di origine extra-testuale quali gli stereotipi etnici, o, viceversa, che la caratterizzazione e l’agire di singoli personaggi letterari non siano improntati sull’esigenza, nello stesso storyworld, di prendere le distanze da simili stereotipi. Anzi, tali elementi dell’immaginario collettivo vengono, come scrive Ruth Florack, «diffusi e codificati dalla letteratura e dagli altri media, e continuano a venir codificati» all’interno di questi stessi linguaggi, proprio in base al loro statuto (in senso ampio) comunicativo. E dunque, considerando che nel nostro presente – e nonostante le tragedie collettive di cui è stato testimone il XX secolo – è ancora possibile parlare di una vera e propria “epidemia dell’immaginario” (Žižek 1997) in cui l’uso di stereotipi etnici troneggia nella comunicazione dei mass media e della comunicazione politica, è bene che la ricerca letteraria si focalizzi sulla capacità della letteratura di produrre scarti e di prendere le distanze dalle idee dominanti sull’Altro. È bene mettere a punto, affinandone gli strumenti metodologici, una “imagologia del Personaggio” che metta in luce le problematiche dell’appartenenza legate alla dialettica tra etero- e auto immagini, nonché le narrazioni in grado di tematizzare l’ibridazione identitaria, e che riescano a creare, sul piano estetico ma anche etico, un quadro dinamico e (auto)critico.   The essay of the German Comparatist and Germanist Ruth Florack, "Ethnic Stereotypes as Elements of Character Formation" (2010) represents an interesting starting point to reflect again, and differently, on one of the most long-lived and fascinating narratological (as well as rhetorical) issues as it is the Character. Unlike the more classic narratological approaches, in this case we will focus on a question that is central in areas of research such as imagology, cultural studies and postcolonial studies: the delineation of the Character through ethnic, national and cultural stereotypes, as well as through longer-lasting imagotypic structures, in which the categories of origin and ethnic or cultural belonging are configured and modified over time. While until the beginning of the twentieth century ‘national characters’ were considered such as neutral categories of description, during the second half of the twentieth century this essentialist concept has been definitively called into question. This does not mean, however, that contemporary narrative texts may not perpetuate elements of extra-textual origin such as ethnic stereotypes, or, vice versa, that the narrativisation of literary characters in the storyworld may not be based on the need to take distance from these stereotypes. Indeed, according to Florack, these elements of the collective imagination «have, by literature and other media, been spread and codified, and are still being codified», within these media, precisely on the basis of their (broadly speaking) communicative status. So, considering that in our present time - and despite the collective tragedies witnessed during the twentieth century - it is still possible to speak of a real "epidemic of the imaginary" (Žižek) in which the use of ethnic stereotypes dominates the mass mediatic and political communication, literary research should focus on the ability of literature to produce gaps and to distance itself from the dominant ideas about the Other. It therefore appears necessary to develop, refining the methodological tools, an "imagology of the Character" that highlights the problems of belonging linked to the dialectic between hetero- and self-images, as well as the narratives engaged in themes related with identity hybridization: narratives that are able to create, aesthetically but also ethically, a dynamic and (self)critical framework.
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Si tratta della caratterizzazione del Personaggio attraverso degli stereotipi etnici, nazionali e culturali, oltre che tramite delle strutture imagotipiche di più lunga durata, nelle quali le categorie dell’origine e dell’appartenenza etnico-culturale vengono configurate e col tempo modificate. Se fino all’inizio del XX secolo i ‘caratteri nazionali’ erano stati considerati alla pari di categorie neutrali della descrizione, nel corso della seconda metà del XX tale nozione essenzialistica è stata definitivamente messa in discussione. Ciò non significa, tuttavia, che all’interno di testi narrativi contemporanei non si perpetuino elementi di origine extra-testuale quali gli stereotipi etnici, o, viceversa, che la caratterizzazione e l’agire di singoli personaggi letterari non siano improntati sull’esigenza, nello stesso storyworld, di prendere le distanze da simili stereotipi. Anzi, tali elementi dell’immaginario collettivo vengono, come scrive Ruth Florack, «diffusi e codificati dalla letteratura e dagli altri media, e continuano a venir codificati» all’interno di questi stessi linguaggi, proprio in base al loro statuto (in senso ampio) comunicativo. E dunque, considerando che nel nostro presente – e nonostante le tragedie collettive di cui è stato testimone il XX secolo – è ancora possibile parlare di una vera e propria “epidemia dell’immaginario” (Žižek 1997) in cui l’uso di stereotipi etnici troneggia nella comunicazione dei mass media e della comunicazione politica, è bene che la ricerca letteraria si focalizzi sulla capacità della letteratura di produrre scarti e di prendere le distanze dalle idee dominanti sull’Altro. È bene mettere a punto, affinandone gli strumenti metodologici, una “imagologia del Personaggio” che metta in luce le problematiche dell’appartenenza legate alla dialettica tra etero- e auto immagini, nonché le narrazioni in grado di tematizzare l’ibridazione identitaria, e che riescano a creare, sul piano estetico ma anche etico, un quadro dinamico e (auto)critico.   The essay of the German Comparatist and Germanist Ruth Florack, "Ethnic Stereotypes as Elements of Character Formation" (2010) represents an interesting starting point to reflect again, and differently, on one of the most long-lived and fascinating narratological (as well as rhetorical) issues as it is the Character. Unlike the more classic narratological approaches, in this case we will focus on a question that is central in areas of research such as imagology, cultural studies and postcolonial studies: the delineation of the Character through ethnic, national and cultural stereotypes, as well as through longer-lasting imagotypic structures, in which the categories of origin and ethnic or cultural belonging are configured and modified over time. While until the beginning of the twentieth century ‘national characters’ were considered such as neutral categories of description, during the second half of the twentieth century this essentialist concept has been definitively called into question. This does not mean, however, that contemporary narrative texts may not perpetuate elements of extra-textual origin such as ethnic stereotypes, or, vice versa, that the narrativisation of literary characters in the storyworld may not be based on the need to take distance from these stereotypes. Indeed, according to Florack, these elements of the collective imagination «have, by literature and other media, been spread and codified, and are still being codified», within these media, precisely on the basis of their (broadly speaking) communicative status. So, considering that in our present time - and despite the collective tragedies witnessed during the twentieth century - it is still possible to speak of a real "epidemic of the imaginary" (Žižek) in which the use of ethnic stereotypes dominates the mass mediatic and political communication, literary research should focus on the ability of literature to produce gaps and to distance itself from the dominant ideas about the Other. It therefore appears necessary to develop, refining the methodological tools, an "imagology of the Character" that highlights the problems of belonging linked to the dialectic between hetero- and self-images, as well as the narratives engaged in themes related with identity hybridization: narratives that are able to create, aesthetically but also ethically, a dynamic and (self)critical framework.https://riviste.unimi.it/index.php/enthymema/article/view/10705imagologiapersonaggio letterariostereotipi etniciteoria dei climicaratteri nazionaliRezeptionsästhetik