Cambiamenti nell'espressione genica in un sistema di co-coltura di fibroblasti umani e cellule di osteosarcoma: il ruolo del microambiente

L’importanza del microambiente nella progressione metastatica iniziò a delinearsi sin dalla fine del XIX secolo attraverso la teoria del “seed and soil”, proposta dal chirurgo inglese Stephen Paget (1855-1926), secondo la quale determinati tumori sono in grado di formare metastasi in organi specific...

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Bibliographic Details
Main Author: Salvatore, Viviana <1979>
Other Authors: Falconi, Mirella
Format: Doctoral Thesis
Language:it
Published: Alma Mater Studiorum - Università di Bologna 2016
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Salvatore, Viviana <1979>
Cambiamenti nell'espressione genica in un sistema di co-coltura di fibroblasti umani e cellule di osteosarcoma: il ruolo del microambiente
description L’importanza del microambiente nella progressione metastatica iniziò a delinearsi sin dalla fine del XIX secolo attraverso la teoria del “seed and soil”, proposta dal chirurgo inglese Stephen Paget (1855-1926), secondo la quale determinati tumori sono in grado di formare metastasi in organi specifici, proprio come un seme trova il terreno giusto per poter attecchire. In termini molecolari, Paget intuì come la cellula tumorale potesse esprimere molecole riconosciute solo in determinati tessuti. Negli stessi anni, il patologo americano James Ewing (1866-1943) elaborò una teoria complementaria, la “anatomical-mechanical hypothesis”, suggerendo l’idea che i sistemi linfatico e vascolare svolgessero un ruolo preponderante nella diffusione passiva delle cellule verso un determinato sito anatomicamente accessibile. Nel 1982, Bissell delineò la teoria moderna secondo cui, alla base dello sviluppo del tumore, sia il microambiente sia le mutazioni genetiche svolgono un ruolo fondamentale. Negli ultimi decenni, infatti, accanto alla definizione di cancro come malattia genetica, si è delineata l’importanza fondamentale delle interrelazioni che intercorrono tra l'epitelio tumorale e il microambiente tissutale nel processo di tumorigenesi. Il tumore è da tempo considerato un tessuto complesso, le cui cellule mutate non agiscono da sole durante la progressione del cancro, ma reclutano le normali cellule circostanti come collaboratori attivi per instaurare un fenotipo neoplastico. Se da un lato l’instabilità genomica dei tumori garantisce loro un vantaggio evolutivo continuo, permettendo a cellule sempre più resistenti e aggressive di sopravvivere alle terapie, dall’altro la loro natura malleabile ha evidenziato la necessità di attuare strategie multiple: molti studi pre-clinici e clinici hanno suggerito l’efficacia di terapie combinate che abbiano come target non solo le cellule tumorali, ma anche le componenti del microambiente e, in particolare, quelle dello stroma. === The relevance of the microenvironment in metastatic progression began to take shape since the late nineteenth century through the theory of the "seed and soil", given by the English surgeon Stephen Paget (1855-1926), according to which certain cancers are able to form metastases in specific organs, just like a seed finds the right soil to take root. In molecular terms, Paget understood as cancer cell could express molecules recognized only in certain tissues. In the same years, the American pathologist James Ewing (1866-1943) developed a complementary theory, "anatomical-mechanical hypothesis ", suggesting that the lymphatic and vascular systems could play a predominant role in the passive diffusion of cells toward a particular site anatomically accessible. In 1982, Bissell delineated the modern theory that, at the basis of tumor growth, both the microenvironment and the genetic mutations play a key role. In recent decades, in fact, next to the definition of cancer as a genetic disease, it has outlined the fundamental importance of the interrelationships that exist between the tumor epithelium and tissue microenvironment in the process of tumorigenesis. The tumor has long been considered a complex tissue, the cells of which do not act alone during the progression of cancer, but they can recruit normal surrounding cells as active collaborators to establish a neoplastic phenotype. While the genomic instability of tumors guarantees them a continuous evolutionary advantage, allowing more and more aggressive and resistant cells to survive the therapies, their malleable nature has highlighted the need to implement multiple strategies: many pre-clinical and clinical studies have suggested the efficacy of combination of therapies targeting not only the tumor cells, but also the components of the microenvironment, in particular those of the stroma.
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Salvatore, Viviana <1979>
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